Progetto ispirato a ‘Tabula rasa’ di htcos.
La ricerca di Valeria Pieriniinsiste sulla possibilità di fondere le arti. Non si tratta però dell’opera d’arte totale d’ispirazione wagneriana, ma di una possibilità di combinazione che ha qualcosa di inquietante,come parti meccaniche che si adattano ad un corpo umano. Infatti, Valeria Pierini non ricerca una perfetta fusione, ma un’armonica giustapposizione chesi rivela nell’impianto scenico delle sue opere. La logica che muove tale giustapposizione funziona per rimandi, collegamenti in parte istintuali, in parte profondamente, seppur inconsciamente, meditati, afferenti ad una sfera privata che tende alla sintesi di una realtà oggettiva ed insieme personale. In poche parole, i rimandi di Valeria Pierini, sia per quanto concerne le varie discipline artistiche, sia per quanto concerne le immagini fotografiche con le quali si esprime, rispondono alla logica del sogno, o del pensiero sognato che tende a depurare le esperienze essenzializzandole e che le riordina secondo sequenze dalle misteriose interconnessioni. La forza dell’autrice risiede nella capacità di rendere queste impressioni oniriche,del tutto soggettive, leggibili ed assimilabili. La sequenza, l’immagine fotografica, il rimando testuale, sono tutti mezzi impiegati per rendere possibile la materializzazione dell’evanescente. L’autrice da forma all’aleatorio e lo studia in retrospettiva e, riordinandolo, razionalizza l’irrazionale, e lascia in chi osserva il risultato così costruito, la sensazione di aver vissuto una reminescenza. Si può dire dunque che Valeria Pierini sia una traduttrice di impressioni, un viatico attraverso cui l’astrazione concettuale, visuale, musicale e onirica, riprende una forma oggettiva, senza tradire però esteticamente la suamatrice. L’utilizzo di unmezzo come la fotografia per narrare un’astrazionerappresenta il paradosso e la sfida di Valeria Pierini, eppure in questo casopare essere il modo migliore per rendere concrete le sue intenzioni, poiché si tratta appunto di dar forma all’astrazione pur mantenendone la reminescenza, e la chiave di questa alchimia nelle sue foto è l’attenuazione cromatica. Il colore negato che si stempera fino a confondere la visione da l’impressione che il peso della realtà vengasottratto alla ricerca di una indefinitezza della forma che la rendapotenzialmente infinita, senza luogo e senza tempo. È la stessa sottrazione cromatica degli enigmi dechirichiani, dei paradossi surrealisti: la base sfumata su cui si costruiscono i sogni. Anche i titoli delle opere (importanti, poiché il lavoro di Valeria Pierini è indissolubilmente legato al testo che ne costituiscesiala parte costruttiva, che la tracciareale ela chiave di lettura dell’enigma) accennano atale dissolvente possibilità: Senza mappa, Senza peso. Solo Terraha una perentoria compiutezza, in contrasto con la leggerezza degli altri titoli, ma già dal sottotitolo viene introdotto l’enigmatico paradosso: il tutto è maggiore delle singole parti, ma sono proprio queste parti, non gravate dal fardello della totalità della definizione, i soggetti delle fotografie. Parti giustapposte, ma distinte, non fuse eppure estremamente evanescenti proprio perché costituentiuna totalità necessaria, ma per questo discrete e potenzialmente modulabili. Il titolo dell’intero lavoro: Tabula Rasanon è altro che l’inizio e la fine di queste immagini evanescenti che,senza peso, sono sia il principio in cui il colore e la forma vannodefinendosi e separandosi dal tutto,sia la finein cui queste due qualità vanno spegnendosi per poi fondersi nel tutto. Nel Post-krieg, il dopoguerra, tutto tace: tre immagini immobili, ma in rapidasuccessione, desolate, perentorie,definite solo dall’umida patina che le sbiadisce,scandiscono l’essenza del discreto pulsare, come in un ultimo significativo scoppio delle trasognate reminescenze che guidano la narrazione del leggero ed enigmatico abbandono dell’autrice.Sono quello che resta ed insieme ciò che si deve ricostruire. Quanto alla connessione con il comparto musicale a cui questo lavorodi Valeria Pieriniè intrinsecamente legatoe sul quale si costruisce,vale il discorso della giustapposizione. Poiché Tabula Rasa degli Htcos è una lunga successione di bordoniche variano impercettibilmente, divagano mantenendo una linea costante, composta da accordi essenziali, senza peso, apatici nel loro dilatarsi, ipnotici nel loro insistere, e cominciano e finiscono originandosie dissolvendosinel silenzio. Come il percorso fotografico di Valeria Pierini, il pezzo degli Htcos procede per rimandi uditivi e si dipana sospeso nel tempo in perfetto accordo con il ritmo dilatato della visione. Entrambe le opere, fluttuano tra ragione ed inconscio, in luoghi e tempi plausibili, ma impossibili da definire, come ibridi di ferro e carne alla perpetua ricerca di una via armonica nell’apparente dissonanza.
Michela Morelli