Operazione Paese delle Meraviglie (2020-2021)

 

Mi sono avvicinata all’Artico subendone la fascinazione visiva e scientifico-letteraria. Approfondendo alcuni testi di antropologia, saggistica e letteratura, ho avuto conferma che fermarsi al cambiamento climatico e agli scenari paradisiaci non rendeva giustizia a questa regione, sulla quale ci sono molte narrazioni a riguardo ma che rimangono troppo spesso ancorate al sentito dire, alla retorica o ai titoli dei giornali. Una terra, in realtà, tanto celebrata come ‘ultimo paradiso’ quanto vittima di abusi coloniali e di cliché socialmente condivisi, anche dalla fotografia, anzi, spesso la fotografia diventa il mezzo per reiterare questi cliché. Cercando di lavorare con la docu-fiction, attraverso medium eterogenei, ho mischiato leggende, presunti scorci, ed ho messo in scena fatti, anche reali come tragedie e disastri ambientali, cercando di dare la mia versione dell’Artico, che parte dalla realtà ma dove la demarcazione tra realtà retinica e finzione è labile.

I approached the Arctic undergoing its visual and scientific-literary charm. I decided to carry out this project carried out entirely remotely. In deepening my knowledge of it through anthropology and non-fiction texts, I get confirmation that halting my analysis at climate change and heavenly scenarios did not bring justice to this region, a land, in fact, celebrated as the ‘last paradise’ as much as a victim of colonial abuse and socially shared clichés. Working with docu-fiction, through found photography and digital manipulation I mixed legends and imaginary glimpses, in which I staged true events – even tragedies and environmental disasters – trying to give my version of Arctic, which starts from reality but where the line between retinal reality and fiction is blurred.