Almost, 2019, artist’s residency c/o ArtArcadia, Derry, UK
Imparandone a memoria la topografia, studiandone la storia, la geografia e la letteratura, ho mischiato scorci e vedute surreali con altrettante da me ricostruite. La città, diventa soggetto di memoria, storica e personale, ma anche di immaginazione, forse il mezzo più felice, per oltrepassare il pesante passato e vivere nel presente, nondimeno oscuro, grazie agli scontri causati dalla Brexit e agli strascichi del conflitto nord irlandese il quale ha generato quartieri cattolici e protestanti, costringendo, sovente, i cattolici ad un regime di apartheid. Anziché interrogarmi su un possibile futuro o indagare lo stato delle cose, ho cercato di oltrepassare la documentazione e la storia, immaginando una città ideale, riconoscibile ai suoi abitanti ma che gli si rivelasse anche per certi aspetti nuova, da riscoprire, fornendo così un nuovo punto di vista di osservazione e di immaginazione: anche chi la conosce attraverso le immagini dei media, può scoprire un luogo lieve e meno ostile che decenni di foto di scontri ci hanno trasmesso. Chi non l’ha mai vista, può farlo attraverso un nuovo punto di vista. Da ‘una colonia in Europa’, come era soprannominata insieme a tutta l’Irlanda del Nord, ad una ‘colonia dell’immaginazione’, un moto a luogo figurato, che si fa appiglio di empatia, uguaglianza e di pace, proprio perché super partes.
Almost is a project realised in Derry. Learning its topography by heart, studying its
history, geography and literature, I have mixed surreal views and vistas with my own reconstructed. The city, it becomes the subject of memory, historical and personal, but also of imagination, perhaps the happiest means, to transcend the heavy past and live in the present, nonetheless dark, thanks to the clashes caused by Brexit and the aftermath of the Northern Ireland conflict which has generated Catholic and Protestant quarters, often forcing Catholics into an apartheid regime.
Rather than questioning a possible future or investigating the state of affairs, I sought to move beyond documentation and history, imagining an ideal city, recognisable to its inhabitants but which would also prove to be new to them in some respects, to be rediscovered, thus providing a new point of view of
observation and imagination: even those who know it through media images can
discover a mild and less hostile place that decades of photos of clashes have conveyed to us. Those who have never seen it, can do so through a new point of view. From ‘a colony in Europe’, as it was nicknamed along with the whole of Northern Ireland, to a ‘colony of the imagination’, a figurative place which becomes a foothold of empathy, equality and peace, precisely because it is super partes.
Per Umbriam ad astra, 2018 Special project, UmbriaMICO, Perugia
L’Umbria è una terra dove la percezione del tempo è a misura d’uomo, dove il rapporto umano e le scarse distanze fisiche si intersecano e favoriscono tra loro; la percezione di un tempo privo del senso di distanza che si percepisce nelle grandi città o regioni, un modello di vita invidiabile e che molti desiderano esportare altrove o che altri scelgono dopo averlo conosciuto. Ho raccontato la storia non di chi è nato ma di chi ha scelto di vivere in Umbria. Ho creato delle cartoline insolite dove ho messo in relazione visiva e semantica le immagini e le parole di chi mi ha donato la propria storia, accostando ritratti ambientati a foto di paesaggi decontestualizzati, che a tratti sembrano dei modellini, difficilmente riconoscibili se non grazie alla parole di chi li ha raccontati; delle cartoline-non cartoline.
Umbria is a land where the perception of time is on a human scale, where human relationships and the scarce physical distances intersect and favor each other; the perception of a time devoid of the sense of distance perceived in the large cities or regions, an enviable model of living that many wish to export elsewhere or that others choose after getting to know it. I told the story not of those who were born but of those who chose to live in Umbria. I created unusual postcards where I related, in a visual and semantical way, the images and words of those who gave me their story, juxtaposing set portraits with photos of decontextualized landscapes, which at times look like models, difficult to recognize except thanks to the words of those who told them; postcards-not postcards.
Topografia di una storia, site specific, Foligno, in collaborazione con ZUT!
Ho chiesto agli abitanti di Foligno di raccontarmi una storia della loro vita legata ad un luogo della loro città. Siamo poi andati nei luoghi di cui mi hanno parlato dove ognuno di loro ha posato nelle mie foto: ognuna mette in scena un frammento della storia che mi hanno donato. Nel video, invece, è stato loro chiesto di rispondere a due domande: ‘cosa è secondo te una storia’ e ‘raccontami una storia legata ad un luogo della tua città’.
Who am I 2017-2020, Special project, Strabismi Festival, Cannara
In principio è il Logos. Almeno per me. Parto sempre dalla parola, una, molte, un pensiero espresso, talvolta parto da visioni. Questo è il caso dove la scrittura degli altri diventa per me sceneggiatura: un testo autobiografico è la base per un ritratto. Forse i limiti dei due generi qui si mescolano. Questo lavoro l’ho svolto grazie a Strabismi, un progetto sui ritratti, quindi, di base, un progetto sui volti (ma un ritratto non è solo qualcosa che implica un volto, bensì, forse, una storia) ma che per farli sono partita dalle autobiografie degli attori succedutesi sul palco del festival – donatemi su qualsiasi supporto – quindi un progetto di meta-ritratti, meta-autoritrati? Quanto c’è del soggetto e del fotografo, in un lavoro simile? Chi è chi? Who am I?
In the beginning is the Logos. At least for me. I always start from the word, one, many, or just an expressed thought sometimes. However, I start from visions. This is the case where the writing of others becomes for me a screenplay: an autobiographical text is the basis for a portrait. Perhaps the limits of the two genres here are mixed. I made this work thanks to Strabismi, a project about portraits, so, basically, a project about faces (a portrait is not just something that involves a face, but, perhaps, a story). To make those portraits I started from the autobiographies of the actors who succeeded each other on the festival stage – donated to me in any medium – so a project of meta-portraits… meta-authors? How much is there of the
subject and the photographer, in such a work? Who is who? Who am I?
365 giorni 2017-2018
365 giorni sono metafora di un tempo infinito, di tutte le vite possibili che ci identificano, a volte illudendoci e infrangendosi nell’età adulta. In questo progetto, si svelano sogni inconsci, tratti personali, possibili segni identitari a volte soggettivi, altre volte collettivi. Emergono emozioni spezzate ed altre mature e consapevoli che rimangono a dare forma ad un racconto-identità, metà autobiografico, metà sognato e immaginifico, che si ispira a scritti e pagine di diario e si avvale di citazioni di vecchi film, di testi esoterici, immagini di famiglia, di geografie, viaggi e sensazioni. Frammenti capiti solo una volta terminati, fase questa coincidente spesso con l’ingresso nella cosiddetta maturità.
365 days are a metaphor of an infinite time, of all the possible lives that identify us, sometimes disappointing ourselves and breaking into adulthood.
This project unveils unconscious dreams, personal traits, possible identity signs – sometimes subjective, sometimes collective. subjective, sometimes collective. Emerging broken emotions and other mature and aware that remain to shape a story-identity, half autobiographical, half dreamed and imaginative, which is inspired by writings and pages of diary and uses quotes from old movies, esoteric texts, images of family, geography, travel and sensations. Fragments that only happen once they are finished, this phase often coincides with the entrance into so-called maturity.
Elegia 2017
‘L’elegia è caratterizzata da argomenti accomunati da una diversità di contenuti in opposizione all’epica.’ ‘(…) non esiste una realtà esterna già data misurabile, ma al contrario le cose. gli oggetti si colorano delle nostre esperienze, hanno un senso solo quando esprimono il significato che hanno per noi.’ Wikipedia
In questo progetto, l’unica componente narrativa è l’assonanza visiva tra le immagini. Ho scattato immagini lievi dove i soggetti sono decontestualizzati, come in un sogno, in una visione. Qualcosa che non è epico o narrativo, ma elegiaco, poetico e trasognato. Qualcosa dove non è importante ciò che accade ma quello che compare davanti agli occhi a prescindere dal suo inizio o dalla sua fine, che rimangono entrambi ipotetici.
‘The elegy is characterized by subjects united by a diversity of content as opposed
to the epic.
‘(…) there is no already given external measurable reality, but on the contrary things. objects are colored by our experiences, they have meaning only when they express the meaning they have for us.’
Wikipedia
In this project, the only narrative component is the visual assonance between the images. I have taken slight images where the subjects are decontextualized, as in a dream, in a vision. Something that is not epic or narrative, but elegiac, poetic and dreamy. Something where it is not important what happens but just what appears to the eyes, no matter if in its beginning or in its end, that remain both hypothetical.
ILDS 2015-2017
Prendendo ispirazione da ‘The Book of Symbols’, ho creato un mio atlante personale e selezionato di alcuni simboli archetipici. Il filo conduttore che ho seguito è stata l’eterogeneità delle opere d’arte con cui il libro illustra ogni simbolo (periodi, stili, autori diversi), non c’è scopo narrativo ma solo descrittivo: ogni immagine è realizzata da una selezione testuale adoperata sul libro che ha funzionato come sceneggiatura-didascalia. Come nel libro ispiratore, a volte ho citato o replicato esplicitamente delle opere d’arte già esistenti, più spesso ho dato una mia lettura. Ogni immagine è provvista di un suo bozzetto realizzato a mano su carta da lucido andando così a creare una piccola antologia multimediale fuori da uno spazio tempo definito.
I have created my own personal and selected atlas of some archetypal symbols. There is no narrative aim but only a descriptive one: each image is made from one from a textual selection used on the book I was inspired by (“The Book of Symbols”) which functioned as a screenplay-didascalia. As in the inspirational book, I sometimes explicitly quoted or replicated from the existing works of art, more often I gave my own reading. Each image has its own sketch made by hand on tracing paper thus going on to create a small anthology multimedia out of a defined space-time.
Iperuranio, 2014-2015
Luoghi – foto
‘E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo’. Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
Ho ricreato dei mondi ambigui. Chi li guarda dà per scontato che esistano ma, essendoci elementi estranei in quei paesaggi, può insinuarsi il dubbio della loro veridicità. Ho lavorato sui luoghi anziché sul paesaggio in senso generico, i luoghi sono intitolati con semplici numeri. Non c’è nient’altro che riconduca ad un luogo geografico definito-se non delle ipotesi, ma nulla in realtà è certo e sicuro, anche in merito all’esistenza al mondo di quei luoghi. Naturale vs artificiale, vero vs falso, realtà vs immaginazione.
Svanire – video + foto di scena
Ho scelto delle riprese imperfette che facessero da contraltare alla perizia delle foto. Sulla falsa riga del concept delle foto, i video si concentrano sui paesaggi in particolare sui paesaggi umani. E’ un’ascesa che parte da luoghi un pò ameni e fortemente connotati come un luna park per poi andare in posti via via più vuoti e abbandonati, ascendendo appunto, dall’artificiosità del paesaggio umano agli elementi della natura. Tutto quello che si muove in questi video si muove in modo innaturale per creare un mondo invertito e un pò parallelo dove quello che sembra non è, poiché le riprese dirette sono falsate, in questa sede, dal montaggio.
I chose imperfect footage to counterbalance the expertise of the photos. Along the lines of the concept of the photos, the videos focus on landscapes, particularly human landscapes. It’s like an ascent that starts from somewhat pleasant and strongly connoted places, like an amusement park, and then goes to gradually emptier and more abandoned places, ascending precisely, from the artificiality of the human landscape to the elements of nature. Everything that moves in these videos moves unnaturally to create an inverted and somewhat parallel world where what appears to be is not, since the direct imaging are distorted, here, by editing.
Tabula Rasa, 2013
Nasce dalla musica e parla della ri-scoperta di sé stessi attraverso lo svuotamento degli elementi pesanti, passando per il sonno-sogno, la fase in cui il nostro corpo diventa pesante fino che non arriva il sogno e la consapevolezza dell’onironauta. Si chiude col post-krieg, tasselli-macerie, della battaglia conclusasi.
It stems from music and speaks of the re-discovery of self through the abandonment of burdens that no longer serve, passing through the sleep-dream, the stage when our body becomes heavy until it comes the dream and the oneironaute awareness. It closes with the post-krieg, tassels-macerie, of the battle concluded.
A senso unico, 2012
Il progetto immagina per tappe, visioni e simboli, un viaggio spirituale e di vocazione che solo in seconda istanza potrebbe portare alla realizzazione di un pellegrinaggio fisico. Prendendo spunto da aneddoti e simboli relativi alle vite di San Francesco d’Assisi e San Giacomo, nonché usando simboli pagani e antichi ho costruito un viaggio spirituale e mentale. Le foto, orizzontali e verticali, si incrociano: tempo sincronico e tempo diacronico, ‘tempo ed eternità’, direbbe Kierkegard. La probabilità o meno che si realizzi un viaggio vero e proprio diventa simbolo del fatto che il viaggio è per prima cosa esperienza personale e mentale. L’unica cosa certa, in questo cammino, è l’univocità della direzione, metafora del cammino artistico, inteso come creazione ma anche come scelta di vita.
The project imagines by stages, visions and symbols, a spiritual journey and vocation that only in second instance could lead to the realization of a physical pilgrimage. Taking inspiration from anecdotes and symbols related to the lives of St. Francis of Assisi and St. James, as well as using pagan and ancient symbols, I constructed a spiritual and mental journey. The pictures, horizontal and vertical, intersect: synchronic time and diachronic time, “time and eternity”, Kierkegard would say. The probability or otherwise of an actual journey taking place becomes symbolic of the fact that the journey is first and foremost personal and mental experience. The only thing certain on this journey is the uniqueness of direction, a metaphor for the artistic journey, understood as a creative process but also as a life choice.
Suitcase-da tempo immemore, dalla serie ‘Uno e infinito’, special project, Federalberghi, Perugia, 2012.
Ho come l’impressione che il mondo non sia bello perché vario. Ma che il mondo sia bello perché sempre uguale a se stesso, nel suo tutto e nei contrari del suo tutto (che esistono). Forse è infinito a causa del numero di possibilità che ogni vita porta con sé. E contiene ogni cosa materiale e non materiale (pensa a quante immaginazioni contiene), quindi anche i contrari di ogni cosa materiale e non materiale. Nella nostra vita succedono un numero quasi infinito di cose simili complementari e contrarie alle altre. Ogni vita è forse il deja vu di se stessa e di qualcun’altra. E così all’infinito.
I feel like the world is not beautiful because it is varied. But that the world is beautiful because it’s always equal to itself, in its all and in the antonyms of its all (that really exist). Perhaps it is infinite because of because of the number of possibilities that each life brings with it. And it contains everything material and non material (think of how many imaginations it contains), thus also the antonyms of everything, material and nonmaterial. An almost infinite number of similar things complementary and contrary to each other. Each life is perhaps deja vu of itself and someone else. And so to infinity.
Soliloquio di una solipsista, 2011
Analizzando alcune esperienze di doppio prese in prestito dalla letteratura, la filosofia e la psicologia, ho tentato di arrivare tramite l’allestimento ridondante di set duplici e complementari, alla quasi celebrazione del concetto di solipsismo, parafrasando i celebri versi di Sylvia Plath. Un percorso in cui ho scelto di farmi ritrarre come soggetto delle foto, e che indica una ricerca ed una presa di posizione verso le possibili manifestazioni del concetto di doppio nelle quali si può incappare. Ho chiuso il viaggio col solipsismo, visto più come una consapevole possibilità in contrapposizione alle varie sfaccettature analizzate.
By analyzing some experiences of doubles borrowed from literature, philosophy and psychology, I tried to arrive through the setting up of dual and complementary sets at solipsism. A path in which I chose to have myself portrayed as the subject of the photos, and which indicates a search toward the possible manifestations of the concept of doubles that one can run into. I closed the journey with solipsism, seen more as a conscious possibility as opposed to the various facets analyzed.
Chiedi alla polvere, 2010
Mia zia viveva in Puglia e da qualche anno si è trasferita in Umbria. La casa pugliese era la mia casa dell’estate e, una volta entrata nella nuova casa umbra mi sorpresi di come ci fossero gli stessi odori le stesse luci e le stesse atmosfere della vecchia casa che distava ormai circa 700km. Mia zia ha lasciato questa casa pertanto l’ho ripresa anche da vuota, procedendo poi a fotografare anche la nuova casa.
My aunt lived in Puglia and then moved to Umbria. The Apulian house was my summer home and, once I entered the new Umbrian house, I was surprised to find out that there were the same smells, the same lights and the same atmospheres as the old house that was now about 700km away. My aunt left this house therefore I shot it even when empty, proceeding then to photograph the new house as well.